Agli alunni e alle famiglie
Ai docenti e al personale ATA
Oggetto: il clima, i diritti e le vite degli altri
Cari bambini e ragazzi, gentili genitori, docenti, componenti del personale ATA,
venerdì 23 settembre si svolgerà lo sciopero globale per il clima di Fridays for Future.
La complessità del tempo in cui viviamo e il succedersi incessante degli avvenimenti rischiano purtroppo di mettere in secondo piano quella che è la PRIMA, PIU’ IMPORTANTE E GRAVE EMERGENZA che incombe sull’umanità: LA CRISI CLIMATICA. Si tratta, bisogna esserne consapevoli, di un pericolo più terribile della guerra, che pure agita il rischio nucleare, più dannoso dell’aumento del gas e dell’inflazione, più serio della crisi economica e di qualsiasi altra minaccia attuale, perché mette in discussione LA SOPRAVVIVENZA dell’umanità. Anche eventi molto recenti, dallo scioglimento del ghiacciaio della Marmolada alla siccità estiva, dagli incendi all’alluvione nelle Marche, provano il fatto che il cambiamento climatico ci riguarda direttamente e che provoca concretamente la perdita di vite umane e ingenti danni economici. Quando la nostra Scuola, qualche anno fa, ha aderito a Fridays for Future, abbiamo scritto che il tempo stava per scadere. Ebbene, il tempo è scaduto e il fenomeno ormai è irreversibile. Possiamo solo provare a ridurne l’impatto, perché sia meno devastante, non solo per noi, ma per salvare il futuro dei nostri bambini e ragazzi.
Per questo motivo tutte le classi dell’Istituto il 23 settembre svolgeranno attività di approfondimento e sensibilizzazione sul tema del rispetto dell’ambiente. Ciascuno di noi, nel suo piccolo, può mettere in atto comportamenti di tutela e rispetto verso il Pianeta e può fare opera di sensibilizzazione, anche perché il problema viene sistematicamente rimosso dal dibattito sociale e politico. Siamo tutti concentrati sulla parola magica della “crescita”, che poi è sempre crescita economica: ma quando non avremo più un pianeta vivibile, a cosa servirà esserci arricchiti senza sosta? Qual è la meta di questa crescita senza limiti che tutti sembrano rincorrere? Dove stiamo andando? Forse dovremmo fermarci e porci qualche domanda, interrogandoci sul senso delle nostre scelte e sull’impatto che avranno sulle vite degli altri.
LE VITE DEGLI ALTRI
E’ il titolo, tra l’altro, di un bellissimo film del 2006, vincitore del premio Oscar, che invito tutti a vedere. La storia è in apparenza lontana dai temi di oggi, ma non lo è la sostanza: la nostra vita e le nostre scelte cambiano quando ci accorgiamo che esistono gli altri e le loro vite. Cambiano quando proviamo a metterci nei panni degli altri, a sentire quello che sentono, a provare empatia e solidarietà verso di loro. Allora, solo allora, ci potrà interessare il loro futuro, ad esempio quello delle nuove generazioni, ma anche il loro presente.
Io oggi mi sento particolarmente solidale con la vita di Masha Amini, giovane donna di 22 anni, uccisa in Iran dalla Polizia religiosa perché portava male il velo. In Iran infatti, come in molti altri Paesi del mondo, portare il velo è obbligatorio per tutte le donne. Chi non lo fa viene arrestata e sottoposta a una “rieducazione morale”, che comporta spesso percosse e talora la morte. In queste ore in Iran si stanno svolgendo manifestazioni di protesta, che sono state represse con violenza dalle autorità e hanno portato alla morte di altre persone. Questa notizia pare non sollevare presso di noi particolare indignazione, come fosse qualcosa di lontano che poco ci riguarda. Eppure, non solo si tratta di un evento davvero prossimo, ma riguarda probabilmente la maggioranza delle donne nel mondo. La questione che più mi colpisce, quando si parla del velo, è la sua motivazione: le donne devono velarsi per non suscitare il desiderio degli uomini, devono cioè coprirsi per impedire che, provocati dalla loro avvenenza, gli uomini violino i precetti morali. E’ in questo che sta la più grande violenza: non sono coloro che provano il desiderio a dover controllare i propri istinti, ma è chi lo suscita, o lo subisce, a doversi coprire e castigare. Questa mentalità per cui alla fine è sempre la donna a dover pagare il prezzo delle brame maschili è la stessa per cui, in passato ma talvolta anche oggi, è la vittima di violenza ad essere colpevolizzata, per aver “provocato” il proprio violentatore. Una mentalità per cui le donne sono sempre oggetto e mai soggetto. E’ tempo di dire che questo non è più accettabile e che le donne devono avere il diritto di decidere liberamente se e come abbigliarsi, senza che nessuno imponga loro un qualche obbligo. E’ tempo di pensare al futuro dei nostri giovani. E’ tempo di opporci alle ingiustizie e alle sopraffazioni. Tempo di prendere in considerazione le vite degli altri.
La Dirigente
Prof.ssa Erica Baldelli
da Segreteria
del mercoledì, 21 settembre 2022